Alla vigilia dello stop estivo la situazione che nel nostro paese la giustizia si lascia alle spalle è di estrema confusione. Il motivo del caos è presto detto: il legislatore ha cambiato più volte il termine temporale che dava scadenza a quelle soluzioni tecnologiche con cui si è cercato di contrastare il diffondersi del contagio da Covid 19.
Le principali come noto impongono l’obbligo di smart working al personale amministrativo e, per quanto riguarda i processi, la sostituzione del dibattimento di persona con quello cartaceo o da remoto. La fine della copertura normativa per le disposizioni relative allo svolgimento dell’attività giudiziaria legate alle esigenze sanitarie derivanti dalla diffusione del Coronavirus è stata infatti prima fissata al 31 di Luglio, per poi essere anticipata al 30 Giugno e, con la conversione in legge del Dl rilancio, di nuovo rinviata al 31 di Ottobre 2020.
Un periodo quello appena trascorso che, pur caratterizzato da difficoltà e incertezze senza precedenti, deve servire ad affrontare un futuro a lungo termine in cui l’ingresso della tecnologia nella gestione della giurisdizione non comprometta la tutela dei diritti dei cittadini e l’essenza della funzione difensiva, e uno a breve termine in cui la possibile, seconda ondata di contagi non trovi impreparata la macchina della giustizia.